La testa in ordine: l’invenzione del pettine
L’ordine ritrovato: l’invenzione del pettine
La storia del pettine affonda le sue radici in epoche remote tanto che gli archeologi ne fanno risalire l’esistenza già migliaia di anni fa, infatti i primi esemplari rudimentali in osso e in legno risalgono all’età neolitica, mentre con l'inizio dell'età del bronzo sono stati rinvenuti esemplari di corno e di metallo. Pettini di avorio e di legno sono stati reperiti anche in tombe egizie della I dinastia (3000 a.C.), con ornamenti simbolici incisi e perfino con il nome del proprietario.
Figura 1 . Antico pettine egiziano in legno
Un magnifico campione di pettine d'avorio è quello rinvenuto in una tomba micenea, a Sparta, nell'Attica, con unica fila di denti e con doppio fregio di sfingi alate. L’utilizzo del pettine si diffuse rapidamente in tutto il mondo greco, dove, a causa delle chiome lunghe predilette anche dagli uomini, assunse per l’uomo la stessa importanza che aveva per le donne. Si producevano pettini con vari materiali quali il legno, l’argento e perfino l'oro. Il più bell'esemplare di pettine dell'età classica è infatti quello aureo rinvenuto in una tomba principesca scitica a Solocha nella Russia meridionale; l’esemplare risalirebbe al sec IV a.C. perciò di fattura greca, è composto da un'unica fila di denti e larga impugnatura, riccamente figurata a traforo e a pieno tondo. Nell’ antica Grecia i pettini d'oro avevano la funzione di offerta votiva per le divinità femminili e rientravano nei corredi delle divinità. Ad Argo era conservato un pettine aureo affinché fosse usato da Atena (dea della sapienza e delle arti) e pettini venivano offerti come ex voto anche ad Afrodite, dea della bellezza, della fertilità e dell’amore.
Nel mondo romano la documentazione figurata del pettine, di legno (bosso), di avorio o di metallo, quasi sempre di forma rettangolare a doppia fila di denti, più fitti e più radi, ricorre anche in epigrafi sepolcrali, con allusione all'arte di ornator o pectinator e di ornatrix (pettinatrice). In epoca romana l’acconciatura dei capelli rivestiva un ruolo fondamentale ed era il simbolo dell’appartenenza ad una classe sociale benestante. Pettini di bronzo sono stati rinvenuti a Pompei e nelle catacombe cristiane a Roma, altri in piombo sono stati reperiti nelle tombe dei guerrieri di alto rango delle popolazioni barbare nell'alto Medioevo.
Un celebre esempio di pettine medievale, probabilmente da acconciatura, è quello conservato nella Basilica di Monza, appartenuto alla regina Teodolinda (sec. VI), misura cm. 23 × 7, è di osso, con una lunga fila di denti disposti assai irregolarmente; la guarnizione è d'argento e reca 5 gemme preziose, la decorazione è semplice e consta di piccole spire alternate. L'ornamentazione dei pettini, in questo periodo, è conforme allo stile bizantino con elementi figurativi tratti spesso dalle storie sacre, caratteristiche che si protraggono fino al sec. XIV. I materiali impiagati per la realizzazione di questi accessori erano quasi sempre l'avorio, il corno o l'osso, spesso anche il legno, che si prestava talora a una complicata lavorazione. Un altro pettine assai noto è quello di Enrico I, adorno di pietre preziose, conservato nel duomo di Quedlinburg.
Figura 2. Pettine delle Regina Teodolinda
Col Trecento pur mantenendosi più o meno invariate le materie prime impiegate, si osserva un mutamento nell'ornamentazione dei pettini: le figure scolpite nella parte centrale e sulle costole laterali dei graziosi pettini d'avorio, non si ispirano più esclusivamente alla storia sacra ma vi compaiono immagini e motivi profani. Nel sec. XVI mentre persiste il pettine “liturgico”, già in uso nell'alto Medioevo con il quale i preti solevano ravviarsi la capigliatura prima di recarsi all'altare (un importante esemplare del sec. X è al museo di Nancy), l'ornamentazione dei pettini d'uso abituale s'ispira spesso a motivi pagani, come amorini, scene di caccia, ecc.
Figura 3-4 Esempi di pettini medioevali
Figura 4 . Pettine Liturgico Medioevale
Nei secc. XVII e XVIII l'utilizzo del pettine si estende maggiormente agli uomini, reso necessario dalle variazioni dell’acconciatura maschile e soprattutto dalle fogge delle parrucche. Già nel '600 si fabbricavano pettini di tartaruga, tra cui va menzionato quello famoso di Cristina di Svezia che reca la data del 1630.
Sebastien Bourdon, Cristina di Svezia, 1652-1654, Versailles, Museo.
Nel Seicento e nel Settecento fu proprio la Francia, considerata il centro europeo del buon gusto, a dare l’avvio alla moda delle parrucche. Luigi XIII colpito da una calvizie precoce, causata da una malattia, ne fece largo uso ma trovò il culmine dell’impiego con il suo successore Luigi XIV, il Re Sole, che portò quest’accessorio alla sua apoteosi. Fu proprio lui nel 1655 a concedere la licenza di aprire bottega a 48 fabbricanti parigini che da volgari “parruccai” divennero eleganti “coiffeur”.
Da qui nacque l’utilizzo profuso e continuo del pettine per poter realizzare le complesse e sfarzose acconciature.
Da qui nacque l’utilizzo profuso e continuo del pettine per poter realizzare le complesse e sfarzose acconciature.
Curiosità: nel XVI secolo Isabella d’Este introdusse la “capigliara”, una parrucca fatta di capelli e stoffe increspate e per tutto il secolo le donne usarono indossare parrucche bionde realizzate con capelli, filo, lino, seta o lana, impolverate di ciprie e profumi. Nell’articolo pubblicato dal critico d’arte Prof. Filargino Frusciante -STORIA DELL’ACCONCIATURA FEMMINILE TRA XV E XVI SECOLO- avevamo già letto
di come Beatrice D’Este, moglie di Ludovico il Moro, nel XV secolo avesse ideato l’acconciatura detta “coazzone”. La prima influencers della storia potremmo dire!!!
Con l'introduzione delle moderne tecniche di lavorazione i pettini acquisteranno una più larga diffusione, variando così anche i materiali per la fabbricazione (più comuni restano sempre l'osso, il corno, la tartaruga, cui si aggiungono composti speciali, come la celluloide o la galalite).
La reale democratizzazione del pettine è avvenuta nel XIX secolo, nel 1861, con l’invenzione da parte dell’inglese Alexander Parkes del “parkesine”, la prima plastica creata dall’uomo (nitrocellulosa), un materiale che avrebbe consentito la produzione di pettini e altri strumenti di uso quotidiano in quantità industriale.
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